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Cinque mosse per il rilancio dei giovani agricoltori: Carlo Petrini inaugura l’edizione 2014 del Salone del Gusto e Terra Madre

«Senza contadini e artigiani l’Italia perderà la sua storia»: così esordisce Carlo Petrini, Presidente di Slow Food, tagliando il nastro di questa edizione del Salone del Gusto e Terra Madre: «Le migliaia di persone che si riuniscono a Torino da ogni parte del mondo sanno che qui non si parla semplicemente di cibo, ma si discute del loro avvenire». E guardando immediatamente in direzione Milano, aggiunge: «Spero che anche l’Expo prosegua su questa scia, trovi un’anima e non sia solo una vetrina del made in Italy per il mondo. Mi piacerebbe diventasse un momento di confronto, un’agorà dove discutere e sottoscrivere impegni riguardanti la biodiversità, l’alimentazione come diritto di tutti, la dignità del mondo contadino, gli sprechi alimentari, la malnutrizione». Tornando alla manifestazione torinese, Petrini ha annunciato che a Terra Madre quest’anno saranno presenti diversi nuovi contadini “italiani ma che italiani non sono”: «Maghrebini che fanno la fontina in Valle d’Aosta, indiani che mungono le vacche per la produzione di parmigiano reggiano, macedoni che raccolgono l’uva per il Barolo: persone rispettate e ben integrate, alle quali oggi l’agroalimentare di qualità deve molto».

Ringraziando gli oltre mille volontari che rendono possibile la manifestazione, il neoeletto Presidente di Slow Food Italia Gaetano Pascale racconta «i cinque giorni in cui vengono concentrate e illustrate tutte le attività che svolge Slow Food nel mondo». Si è, poi, quindi soffermato sull’importanza del modello di agricoltura familiare, tra i temi portanti del Salone di quest’anno: «Dobbiamo sostenere questo modello, battendoci contro le tante difficoltà con cui si scontra, a cominciare dalle norme sulla proprietà dei semi». Parlando poi delle peculiarità del Salone, il presidente di Slow Food Italia ha illustrato il progetto dell’Arca del Gusto, grazie al quale si raccontano oltre 2000 prodotti alimentari di tutto il mondo a forte rischio di estinzione.
Per Piero Fassino, Sindaco della Città di Torino, l’intuizione di Slow Food è diventata sempre più senso comune: «Grazie al Salone del Gusto e Terra Madre, tutti noi oggi guardiamo al cibo con molta più attenzione e sensibilità. Mangiare bene è da sempre un’aspirazione dell’uomo, ma oggi si è tradotta in un diritto che va riconosciuto, esercitato e tutelato».
Antonella Parigi, Assessore alla Cultura, Turismo della Regione Piemonte, punta i riflettori sulla cultura: «Ancor prima di essere un salone dedicato alla produzione agroalimentare, questo è uno straordinario appuntamento all’interno del quale si fa cultura. Ed è la cultura il vero valore aggiunto su cui il nostro Paese può giocarsi la propria competitività. Bisogna lavorare insieme e difendere la nostra identità: per questo sono molto grata alla concezione del mondo che sta dietro Slow Food, ancora più importante dell’impatto economico che la manifestazione ha sul territorio».

Ma come riportare i nostri giovani al lavoro agricolo? È questo l’interrogativo che Petrini rivolge al Ministro delle Politiche Agricole Martina, a cui «affido una serie di proposte a costo zero destinate al Presidente del Consiglio». La prima riguarda la legge in difesa del suolo agricolo contro la cementificazione: se si vogliono evitare i dissesti idrogeologici non si può più rimandare. Il secondo suggerimento concerne il rafforzamento delle nuove tecnologie, in modo che i giovani agricoltori possano farsi conoscere più facilmente e vendere i loro prodotti anche grazie a internet. E poi la semplificazione della burocrazia: snellire le procedure per evitare che ci si perda tra le carte bollate. Altra questione è l’università, che dovrebbe essere aperta all’insegnamento dei mestieri dell’agroalimentare, proprio in virtù del fatto che è uno dei pochi comparti della nostra economia che dà segnali positivi. Infine un appello alle banche: aprite linee di credito ai giovani contadini, senza speculare e tenendo conto dei tempi più lunghi che richiede l’avvio dell’attività agricola.

Maurizio Martina, incassando le proposte di Petrini e rilanciando le speranze per un’Expo da cui emergano le questioni centrali per nutrire il pianeta, ha indicato quattro sfide per il suo dicastero nei confronti delle piccole e medie imprese agricole: «Crediamo che per l’agricoltura del futuro si debba investire in un reddito maggiore, un’organizzazione più forte, la difesa della biodiversità in quanto ricchezza e una maggiore presenza dei giovani in campo agricolo, che oggi rappresentano solo il 5%».

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