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I vini della costa d’oro dell’Etna. La Voce dell’Etna

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LA VOCE DELL’ETNA, Marzia Scala
Crescono come tanti funghi colorati,
qualcuno è commestibile,
tal altro è soporifero.
Sono i “villaggi” che solleticano l’Etna, quelli di dimensioni varie, quelli con caratteristiche singolari. Ti lasciano l’amaro in bocca o goduria sulle papille, dipende. E poi c’è quello che ti sorprende incredibilmente, un fungo che non avresti mai colto, il paesucolo che non avresti mai visitato. E, in effetti, questa frazione di Castiglione di Sicilia non la inserirei su una guida turistica! Ma Passopisciaro si è vestito di un abito sartoriale che gli calza a pennello e, negli ultimi anni, è divenuto un fungo succulento che colpisce con le sue sfumature, la sua consistenza, il suo profumo e il suo gusto.
Bando alle ciance!
Saprete ormai che da anni chiunque –professionisti e improvvisatori- desidera piantare una vigna sul nostro vulcano, tutti vogliono produrre vino dell’Etna. Il quartier generale del fenomeno è stato designato in Passopisciaro, un quartierotto (si pregano gli abitanti di non offendersi, grazie!) di poche anime che si è saputo rivalutare. Ogni anno non mancano manifestazione vitivinicole che, in piazza o in cantina, richiamano visitatori -estimatori e non- dagli altrove. Molti e variegati altrove, garantisco.
Dato che le descrizioni le ho fatte un po’ prolisse, però, la smetto con le zuppe di parole e vi racconto cosa si è visto venerdì 20 settembre a “I vini della costa d’oro dell’Etna”, evento giunto alla sua quinta edizione.
In Piazza Majorana (ah, ripensandoci un’attrattiva storica ce l’ha Passopisciaro: era la residenza della famiglia Majorana, quella di Ettore!), da gazebi nitidi si sprigionava tutta la potenza di antociani e flavoni liberi in calici di vetro; molecole di succo delle uve più tipiche esalavano i profumi di nettari superbi che scalciavano nelle bottiglie dalle etichette diverse. 26 i brand espositori, tra veterani ed esordienti, che si sono esibiti con i propri cavalli di battaglia per deliziare gole aride e pretenziose in un clima festoso con sottofondo musicale e stuzzichini da leccarsi i baffi.
È stato così che una serata annunciatrice di pioggia è trascorsa tra le risa della gente (certo, qualcuno ci è andato giù di brutto: quando è gratis…), vini di qualità, note del pentagramma, cibo in quantità. Insomma, si è potuta scroccare una cena abbondantemente annaffiata da chi il vino lo produce per passione.
Azienda Agricola Calabretta, Azienda Agricola CE.LA.FA., Calcagno, Cantine Russo, Cottanera, Etna Wine, Girolamo Russo, Graci, Grasso Filippo, La 3 D S.R.L., Moganazzi, Passocannone, Patria, Pietradolce, Planeta, Quantico, Tascadalmerita, Tenuta delle Terre Nere, Tenuta di Fessina, Tenuta Mannino, Vagliasindi, Valcerasa, Valenti, Vino Nibali, Wiegner. Queste le cantine che hanno offerto assaggi dei propri prodotti, chi ottenendo critiche, chi incassando complimenti. Anche se, c’è da domandarsi considerando il noto detto “a caval donato non si guarda in bocca”, quanti davvero abbiano fatto – tanto per restare in tema di proverbi- “ buon viso a cattivo giuoco”- esprimendo pareri sinceri e oggettivi. Già, oggettivi! Non ho dimenticato la s iniziale perché, per quanto -per terminare con toni altisonanti- “de gustibus non sia disputandum”, la qualità di un prodotto non è valutabile in termini di convenienza bacchesca o monetaria!
Il vino, quello fatto con amore, quello trattato con apprensione, quello spremuto da grappoli coccolati dalla nascita, quello ottenuto dalla terra in cui i winemakers stessi si sono sporcati le mani pregando, al contempo, che le condizioni atmosferiche fossero clementi tutti i 365 giorni dell’anno agrario, quel vino lì non può essere valutato da palati inesperti e incorrere in negatività montate, mediocrità o positivismi esagerati.
Fermo restando che ognuno può esprimere la sua opinione, lasciando scivolar via il mio pensiero, rimane da inchinarsi a quanti, tutti, abbiano deciso d’investire tempo, anima e denaro in un’attività che non garantisce nulla ma paga sempre in soddisfazioni.
A prescindere!

Marzia Scala

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