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Reportage: il nostro Taurasi docg..un long parcours

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VIAGGI DI GUSTO di Gianluigi Carlino
La zona di origine delle uve idonee a produrre il vino Docg “Taurasi” comprende l’intero territorio amministrativo dei comuni di Taurasi, Bonito, Castelfranci, Castelvetere sul Calore, Fontanarosa, Lapio, Luogosano, Mirabella Eclano, Montefalcione, Montemarano, Montemiletto, Paternopoli, Pietradefusi, Sant’Angelo all’Esca, San Mango sul Calore, Torre le Nocelle e Venticano, tutti in provincia di Avellino

LE CARATTERISTICHE
Uve dell’Aglianico (al 100% o all’85% con l’aggiunta di altri vitigni a bacca rossa non aromatici).
Colore rosso rubino intenso tendente al granato che acquista riflessi arancione con l’invecchiamento.
Odore caratteristico, etereo, gradevole più o meno intenso. Sapore asciutto, pieno armonico, robusto, equilibrato, con retrogusto persistente. Gradazione minima 12°.
Invecchiamento obbligatorio di 3 anni, fino ad 8 ed oltre. Qualifica di “Riserva”, con oltre 4 anni di invecchiamento obbligatorio, fino a 10 d oltre, gradazione di 12,5%.
Abbinamenti: E’ un vino di gran classe indicato con la selvaggina tanto da pelo che da penna, con carni rosse e formaggi fermentati forti. Temperatura di servizio: Va servito ad una temperatura di 18-20°. Non è disdicevole berlo anche d’estate a temperature più fresche

E’ relativamente giovane, non ha molta storia quindi, sono pochi se non uno soltanto coloro i quali possono dire di aver fatto Taurasi da sempre; e questo signore è ovviamente Mastroberardino che con il suo Radici ha creato il mito di questo immenso cepage al quale sono estremamente legato.
Resta il fatto, o meglio il paradosso che l’errore più grande che si commette nei confronti di questo grande vino è quello di berlo sovente troppo giovane. Il Taurasi è un cavallo di razza, un vero fondista, la sua classe emerge dopo un lungo e sano invecchiamento.

Premessa: nel nostro lavoro sono state contattate la quasi totalità delle aziende, alcune non hanno mai risposto alle nostre mail in cui si chiedeva l’accesso in cantina, altre ci hanno negato il piacere, la maggior parte è invece stata estremamente garbata e collaborativa.

Il nostro intenso viaggio nel Taurasi prende le mosse dal cd “triangolo d’oro” di questo eccellente vino, ossia la zona tra Montemarano-Castelfranci-Paternopoli, dove si individuano alcune parcelle di eccellenza assoluta; e dove si concentrano a nostro avviso, insieme al paese di Taurasi, i produttori più interessanti.

Si parte da Avellino direzione SS7 verso Montemarano, dove incontriamo il primo grande produttore, nonché storico personaggio che risponde al nome di Salvatore Molettieri, un’icona ed un’istituzione del Taurasi, il suo Vigna delle Cinque Querce è un Taurasi eccellente (AA) specie nell’annata 2005, ora però il nostro ha deciso di espiantare questo storico vitigno per dedicarsi a nuovi progetti, oggi produce il Taurasi Renonno a mio avviso molto diverso dal predecessore. Non molto distante da Molettieri troviamo Il Cancelliere che produce un robustissimo Taurasi Nero Né, accattivante nella versione 2006 (AA), meno tumultuoso nella 2008. Ma è un’azienda di valore che lavora in maniera etica.
La terza azienda che avremmo avuto piacere a descrivere a Montemarano è Amarano che però non ci ha mai risposto, peccato! Di valore le cantine Elmi e quella del giovane Giovanni Molettieri.
Proseguendo verso la SS7 che diventa SS164 giungiamo a Castelfranci dove due aziende meritano una segnalazione. Parliamo di Michele Perillo che con il suo inconfondibile Taurasi rappresenta una specie di paradigma per tutta la tipologia, l’annata 2005 (AAA) resta un capolavoro, molto interessante anche il Taurasi Riserva 2003, ed il TAurasi 2004 e 2006, sebbene quest’ultimo necessiti di ulteriore invecchiamento (AA). Accattivante e degustato da botte, la versione 2008 (AAA), che sono certo farà parlare molto di sé. Piccola tirata di orecchie: con un potenziale del genere è d’obbligo un’agricoltura più sostenibile!
Non molto diverso il Taurasi prodotto poco distante da Boccella, un’espressione un pò più ruvida, non sempre consona a certi palati troppo omologati, ma dal carattere e dalla muscoatura eccellente, il Taurasi Sant’Eustachio è fortente territoriale! A Castelfranci segnalo inoltre Gerardo Perillo e I Colli di Castelfranci.
Dopo pochi chilometri giungiamo a Paternopoli, che personalmente considero la capitale del Taurasi e che giustamente presenta tra le migliori aziende dello cepage. L’inarrivabile Luigi Tecce con annate capolavoro come la 2006 (AAA), la 2007 (AAA) e la 2008 (AAA), ed una poco felice 2009, il quale con vitigni di oltre 80 anni garantisce forza espressiva e complessità a questo taurasi difficilmente riscontrabile altrove. E’ un magma di piacere il mitico Polyphemo.Luigi poi è molto attento in vigna ed in cantina.
A pochi chilometri il giovane emergente di grande classe: Antichi Coloni, che oltre al Natu Major si è fatto apprezzare con la sua rara etichetta di Centaurus 2008 (AA) (appena 500 bottiglie prodotte) ed ha davvero spiazzato tutti. Bellissima espressione che regala intense emozioni. Gli fa onore non essere uscito con la 2009, non ritenuta all’altezza e questo per una giovane azienda è singolare.
Altra segnalazione a Paternopoli è per le Cantine Famiglietti con un Taurasi Riserva 2007 (A) molto ben fatto. Altre cantine interessanti sono Manimurci con il suo Taurasi Poema e Le Masciare
Risaliamo e giungiamo a Mirabella Eclano dove l’azienda Quintodecimo del celeberrimo prof.Luigi Moio (eterna gratitudine da parte di tutti per il suo immenso contributo all’enologia campana) produce un Taurasi di rara eleganza e classe. Sia il Vigna Quintodecimo (AAA) che il prossimo Cernito sono monumenti del Taurasi, alcuni puristi storcono il naso per la “detanninicità” dei prodotti Quintodecimo, ma restano vini di grande classe. Poco distante giungiamo da Vinanda, che ci ha permesso un assaggio in barriques del suo Taurasi 2011 (A) esempio di grande eleganza e puissance al tempo stesso.
Da Mirabella scendiamo per Taurasi dove a catturare il nostro interesse sono diverse aziende la prima che abbiamo apprezzato è l’azienda Russo Marcella, la quale può vantare due eccellenti cru, lo Spalatrone straordinario nella versione 2006 e 2007 (AA) e il Vigna Carazita 2007 (AA), interpretazione genuina ed efficace dello cepage, molto diverso il 2008 e soprattutto il 2011 che riveleranno un carattere più morbido ma estremamente di classe. Storica l’azienda di Antonio Caggiano, che ha reso il celebre il Taurasi con il suo Vigna Macchia dei Goti (AA) che difficilmente ha sbagliato annata se non per colpa dei sugheri nel 2000 e nel 2001 o almeno per buona parte di queste bottiglie.Segnalo in zona anche Casparriello e Antico Borgo, poi mi soffermo un’intera giornata da Cantine Lonardo dove scopro vigne antichissime e bellissime e parcellizzate in più punti raggiungendo l’apice nelle Vigne d’Alto e Le Coste, per un Taurasi che specie nelle annate dispari mi ha mostruosamente impressionato. Il Taurasi 2007 e il 2009 (AAA) sono esempi eccellenti dello cepage, così come il Vigne d’Alto e il magnifico Le Coste 2007 (AAA), in botte abbiamo provato il 2011 di grandissimo livello, meno la 2010 e la 2012. Non abbiamo avuto notizie da Caputo e da Guerriero, mentre Cardinale con il suo Taurasi le Esche era impegnata.
Da Taurasi a Sant’Angelo all’Esca, dove Borgodangelo è una nuova realtà molto interessante, con Taurasi 2007 (A) piuttosto tradizionale ma ben fatto. Poco più distante la vulcanica Milena Pepe delle Tenuta Cavalier Pepe propone il Taurasi Opera mia con la buona annata 2006 e 2007 in attesa dell’evoluzione della 2008
Il mio tour si conclude a Torre Le Nocelle, dove visito ICapitani del buon Ciriaco Cefalo e il suo Taurasi Bosco Faiano 1999 (AAA) si apre dopo un po che è una bellezza, il lungo invecchiamento ne fa una delle più interessanti bottiglie dello cepage.
A San Mango sul Calore non ho visitato ma conosco il Taurasi di Antico Castello (A) che nelle annate 2007 e 2008 ha fatto progressi notevoli, mantenendo una certa tipicità e terrotirialità del vino.
Sono poi tanti i Taurasi prodotti da vigneron che non rientrano come sede nella zona del Taurasi ma che hanno ivi acquistato parcelle di vigna o acquistano le uve, è il caso di segnalare il Taurasi di Donnachiara, quello di Villa Raiano, quello recente di Pietracupa (con il cui titolare sembra esserci una sorta di rincorsa, in quanto sempre impegnato…ndr, rincorsa terminata, per fortuna sono tanti a fare vini buoni), e ancora quello di Villa Diamante e Terredora. Mi piace segnalare in particolare Pasqualino Di Prisco, il cui Taurasi è molto amato dalle curie. Di Prisco rappresenta a pieno titolo il “l’homus irpinus”, semplicità, schiettezza e caparbietà.
Il mio interesse per le seguenti altre cantine non è ancora potuto essere soddisfatto per cui rimando ogni giudizio; mi riferisco: a Venticano da Struzziero Giovanni e Rocca dell’Angelo, a Luogosano dalle Masciare e Tenuta Ponte, a Chiusano San Domenico dalla Cantina Riccio di Giuseppe De Marco, a Pietradefusi da Petrillo Maurizio e a Castel Vetere da Sullo Fabiola. A Santa Paolina da De Lillo, coi quali mi scuso ampiamente.

E’ stato un viaggio affascinante,molto duro e lunghissimo, durato oltre due anni che mi ha permesso di fare grandi consocenze; ogni santo venerdi, in partenza attraverso le magie dell’Irpinia, terra che amo immensamente.
Qui ho ritrovato oltre a vini stratosferici, il contatto con la gente vera.
Le espressioni delle triple A rappresentano unicamente il mio personale grado emozionale,in quanto lungi dal sottoscritto proporre delle inutili quanto sterili classifiche che mortificano il senso stesso del vino. Che è armonia allo stato puro.
Il Taurasi non ha una immagine corretta nel mondo del vino; viene dipinto superficialmente come un vino ruvido. E’ invece uno dei vini più complessi al mondo e dal fascino particolare. E’ un vino importante, da amanti delle bottiglie di classe, nonostante i produttori mantengano prezzi piuttosto accessibili; è un vino rosso che non teme rivali e può sedersi alle tavole dei più grandi ristoranti del mondo a testa alta.

di Gianluigi Carlino
foto Daniela Ruffolo

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