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Sciascinoso, l’uva sanguinosa dall’acino lungo

Apprezzato e narrato come uve Olivegina da Cocumella e da Plinio nella sua Naturalis Historia, lo Sciascinoso è uno dei vitigni campani autoctoni che è sopravvissuto alla fillossera. Lo Sciascinoso è noto  anche con diversi sinonimi “Sanginoso”, “Sancinoso” e “Sanguinosa” e molti lo assimilano alla più diffusa Olivella per la forma allungata dell’acino di tipo oliveforme. Si possono riconoscere in realtà due gruppi principali di biotipi: uno riferibile allo Sciascinoso e l’altro riferibile alla vera Olivella. Carlucci, nel 1909, nella sua monografia in Ampelographie di Viala et Vermorel afferma che “l’Olivella e lo Sciascinoso siano varietà ben distinte – sostenendo – lo Sciascinoso è molto diffuso nelle provincie di Avellino e Salerno, meno in quella di Napoli e dintorni”. Ancora oggi è coltivato nelle province di Avellino, Benevento e Napoli. Si adatta sia sui terreni collinari, sabbiosi e argillosi che sui suoli vulcanici. L’allevamento più utilizzato è a spalliera con buona vigoria e abbondante produzione. Vinificato in purezza e da vini di corpo leggero con note al naso di frutti rossi di bosco, ciliegio e corbezzolo. Al gusto è fresco e moderatamente tannico. I vini prodotti con queste uve ben si abbinano ai primi piatti leggeri, alle minestre, ai salumi, ai formaggi freschi e semiduri. Lo Sciascinoso è servito fresco a temperature di 14°-16°. Attualmente in Campania è vinificato in purezza nella Doc sannio e solopaca e in uvaggio con Piedirosso e Aglianico nelle Doc: Campi Flegrei, Vesuvio Doc, Penisola Sorrentina Doc, Costa d’Amalfi Doc e in Irpinia Doc.

Pasquale Brillante

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