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Catania,biblioteche riunite Ursino. La voce dell’Etna

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Cosa visitare assolutamente a Catania: Biblioteche riunite Ursino Recupero

Oggi vi stupisco discostandomi, con questo articolo tratto dalla relazione che feci sul tirocinio universitario, dal mondo dell’enogastronomia di cui, finora, mi sono occupata. Ma se il senso del gusto, come mi ha fatto notare il nostro Giangi, si riferisse soltanto ai piaceri della gola sarebbe davvero triste e scorretto nei confronti di un universo in cui, invece, rientrano innumerevoli sensazioni. Queste figliole dispettose, però, riconoscono tutte una casa genitrice: loro obbediscono alla bellezza!
Dunque, con alcune modifiche, vi ripropongo la mia esperienza vissuta all’interno di un luogo da cui, con una brandina a disposizione e uno stipendio, non mi sarei allontanata troppo. Non è lo stile a cui siete abituati ma forse val la pena “scoprire gli altarini” per qualcosa che, certamente, è d’incommensurabile ricchezza.

Dalla relazione del 27/1/2010
E’ una biblioteca quella che mi ha avuto come “inquilina” qualche anno fa; una biblioteca con una storia antica che inizia nel lontano 1136. Fu diretta da personalità del mondo religioso e culturale, segnata da catastrofi – si pensi al terremoto del 1693; fu oggetto di furti e saccheggi; fu sottratta al monastero benedettino per divenire parte del patrimonio comunale attraverso le leggi eversive del 1866. In seguito ad esse la biblioteca divenne centro di raccolta dei fondi provenienti dalle congregazioni catanesi disciolte; al suo interno si venne a creare una situazione di forte disordine.I luoghi della biblioteca furono soggetti anche a cambiamenti di nome- come nel periodo che va dal 1912 al 1913, in cui la biblioteca venne intitolata a Mario Rapisardi. Oggi essa mantiene la stessa denominazione che le fu conferita nel 1925 in seguito all’ultima eredità libraria acquisita grazie alla generosità del barone Ursino Recupero: parlo delle Biblioteche Riunite Civica e A. Ursino Recupero.
Si tratta di un ente morale finanziato dal comune dietro istanza dell’assessorato regionale ai beni culturali per il notevole valore del patrimonio librario e degli stessi locali in cui è sito. Per tale ragione lo si può considerare anche un parco letterario degno di prestigio, una biblioteca medio – piccola all’interno della quale sono raccolte migliaia di volumi diversi e pregiati.

Ho trascorso il tempo a godere della sua meraviglia, del suo sapore misterioso, di quella polvere profumata che carezza le innumerevoli pagine, assottigliate dal tempo, coi lembi “ornati” dal fuoco, intrise di sapere. Già, perché il passatempo più bello è stato perdersi tra i corridoi dell’Elefante e dell’Orologio, accorgendosi dell’esistenza -tra le svariate collane e le raccolte di quotidiani- di altri fondi, quali quelli di Giuffrida e di Pezzino; rovistare tra gli scaffali della sala Ursino Recupero, confondendosi tra le miscellanee, chinandosi sui periodici più antichi, afferrando testi del fondo Ursino Trombatore; dimenarsi nella confusione dell’ex-museo per trovare riproduzioni di foto antiche; impratichirsi tra enciclopedie e dizionari della sala consultazione, sorridendo soddisfatta della precisione della memoria visiva. E che dire di quegli scaffali di legno della sala Guttadauro, dotata di quella luce che fu d’ausilio all’omonimo padre benedettino durante gli studi di botanica?
E dei testi rinchiusi fra le grate della rassicurante circolarità del refettorio piccolo? Quei volumi che pensi di non toccare perché nessuno li richiederà finché, un bel giorno, sulla carta d’ingresso ti accorgi che alla voce collocazione appare CIV.6!
O quando, fra l’avorio delle teche della sala lettura, si sente bussare una delle cinquecentine che freme di uscire per esser solleticata dagli occhi di uno studioso attento.
E la sala Vaccarini? Indescrivibile!
Mattonelle di ceramica napoletana (le stesse che rivestono la sala da ballo di Palazzo Biscari) che non vogliono essere calpestate, forti della maestosità dell’ambiente che decorano; legno scuro per le librerie dotate di camere d’aria per la salvaguardia dei testi in esse contenuti; ballatoio lungo il corridoio superiore caratterizzato da teche che si alternano a panche, illuminate dai circolari finestroni che le sovrastano per l’ingresso di tutta la luce possibile; quadri che rappresentano santi venerati dai monaci e soffitto dipinto dal Piparo.
E della sala in cui è stato fedelmente ridisposto l’antico studio di Mario Rapisardi? E scoprire che l’autore catanese s’ispirava facendo un colloquio muto con un teschio di anonima appartenenza?
Sarebbe vile fermarsi a quest’attenta descrizione dei locali da addurre come unica motivazione per la straordinaria esperienza!

La situazione economica delle Biblioteche riunite Ursino Recupero, come tutti gli enti pubblici, già allora versava in condizioni di estremo disagio di cui non esplicito le ovvie conseguenze; ma grazie alla tenacia di una genetista che ha fatto del salvare questo gioiello la missione della propria vita –dott.ssa Rita Carbonaro, direttrice superba del luogo- le cose sono un po’ cambiate e la biblioteca ha avuto un rilancio il cui eco è ancora percepibile.

Dunque mostre che in onore della Festa di Sant’Agata, patrona di Catania, con esposizione di articoli di quotidiani, programmi, liriche e cori di antichissimi corali stampati su pergamena finemente decorata, pregiatissime pergamene in lingua latina e firma greca di sovrani e pontefici contenenti disposizioni sulla celebrazione eucaristica durante la festa della patrona. Naturalmente corredati dai sigilli originali.
Citazione doverosa per altre due sale. Nel Piccolo Refettorio appaiono bacheche che mettono in evidenza i vecchi metodi di tortura e i famosi menù di casa Ursino; la Sala Vaccarini contiene, invece, resti archeologi (si pensi all’elefantino nano) libri pregevoli (incunaboli e preziosi erbari) e reliquie di nota come il Santissimo Chiodo. Il tutto per esaltare l’intreccio tra la scienza e le arti sviluppatesi nei secoli attorno all’Etna.

Non avrei dovuto, assecondando il motto benedettino che recita “ora et labora”, ma io non sono riuscita a spegnere la fiammella della curiosità: certo che ho sbirciato tra le fessure delle porte per sfiorare le intoccabili pergamene! Ve ne meravigliate?

Marzia Scala

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