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Tenuta delle Terre Nere.La Voce dell’Etna

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Tenuta delle Terre Nere
Collier di perle grigio-nere avvinghiati a colletti perennemente sfoltiti da barbieri eccelsi. Mani che impugnano zappe per regalare respiro, per dissetare le gole di canali linfatici costretti ad espandersi in orizzontale. Calderara Sottana.
Alberelli robusti e nodosi che si beffano del tempo che passa, che scherniscono insetti senza doversi voltare indietro, senza aver mai avuto bisogno di alleati americani. La Vigna di Don Peppino.
Affresco di sfumature, altezze, profumi, sensazioni; viti che amano i salotti fruttiferi con cui intessono conversazioni, scambi percettivi, relazioni simbiotiche; legami indissolubili che non contemplano divorzi. Feudo di mezzo.
Terrazze polverose e pullulanti di simmetria perfetta; gioie della vista da osservare dall’alto per carpirne l’umore: violento, a volte dormiente. Santo Spirito.
Spazi pieni di piante avide di terra e calore; donne impavide, lottatrici ineguagliabili che sgomitano a colpi di radici per accaparrarsi intervalli preziosi. Guardiola.
Difficile, già! Allevare correttamente tutti questi preziosissimi gioielli, così differenti, così esigenti, tanto capricciosi, non è proprio quel che si definirebbe “una passeggiata”. Imbarcamenarsi nella viticoltura non lo è mai ma, in alcuni casi, in realtà che presentano condizioni pedo-climatiche così estreme, in luoghi in cui l’uso delle macchine è ridotto al minimo (per esigenze, per volontà), c’è davvero da tagliare la corda. Chissà da che dipende, allora, l’ostinarsi in una tanto ardua impresa? Sarà follia-un briciolo certamente- sarà passione-di quella proprio tanta- sarà amore-a non finire- sarà…mi sa che è Tenuta delle Terre Nere. E basta!
Idea precisa e compatta che ha preso forma da un filosofeggiare concreto, da un’esperienza trentennale, da un desiderio forte, da un fiuto del migliore dei segugi. Ma una scoperta su tutte ha mandato in estasi i fratelli De Grazia: la perversa, sibillina somiglianza tra i rossi della famosa Borgogna e gli ignoti vermigli dell’Etna. Che poi non son tutti vermigli, sia chiaro! E così, pian pianino, con una forza propulsiva travolgente, è nata Tenuta delle Terre Nere, una delle migliori 100 cantine del mondo secondo Wine&Spirits Magazine. Si va bene-direte.
Ma non vi basta sapere quanto sia gravoso e complicatissimo gestire vigneti tanto dissimili rispettando le antiche tradizioni enologiche, innestando l’innovazione e l’intelligenza nei processi di vinificazione, riempiendo i vigneti di braccianti scrupolosi, pascendo le viti a suon di stallatico e sovesci, vestendole soltanto di rame e di zolfo per preservarle dai mali? Ne volete ancora? Poco importa se non ne volete perché ve ne aggiungo altri di motivi, con prepotenza: tipo che il fabbisogno elettrico dell’azienda è soddisfatto da un impianto fotovoltaico, tipo che tutte le barrique e i tonneau sono fatti di rovere francese e non vengono usati per più di 5 anni, tipo che se l’uva non è di ottima qualità non viene raccolta, tipo che l’enologo è anche agronomo, tipo che ogni vigna viene vendemmiata separatamente, tipo…ok basta!
E, secondo una combinazione approssimativa di tutte queste variabili, a parer vostro, che vini dovrebbero sgorgare da un bocciolo conciso come Terre Nere? Tre base, bianco, rosso e rosato –d.o.c. naturalmente; uno indicativo di ogni vigna tra cui spicca il Prephylloxera e un cru di carricanti prelevati dalle zone a migliore vocazione flavonidea (forse non si può dire!), situati nei pressi di Milo. Nettari giunti in bottiglia dopo un attentissimo processo a tutte le fasi di lavorazione; vini che sprigionano tutto il loro aroma al palato, al gusto, alla vista; gocce di rugiada che imbambolano le menti con il loro essere carismatici, con quella struttura che rimanda al territorio, al contadino, al vulcano, agli uomini.
Uomini di carattere e sensibilità sopraffina, amanti della bellezza che si scorge tra le chiome frastagliate di ogni singolo ulivo erto a proteggere viti, atto a produrre olio biologico di carattere; di ogni superbo rosaio, allarme prezioso di attacchi fungini; intelligenze organizzative che hanno saputo fare gruppo dando spazio a tanti viticoltori appassionati, seminando consigli, coadiuvandoli in tutte le fasi che vanno dall’impianto alla distribuzione. E, soprattutto, ottenendo che anche le terre nere dell’Etna, quelle affollate di viti estrose, potessero fregiarsi della denominazione di origine controllata.
Signori, potete chiudere le bocche e raccogliere i menti: non è una bella visione!
Dunque, se lo merita o no quest’azienda di esser riconosciuta da tutto l’eno-mondo?
Quest’azienda che porta alto il nome dell’Etna, spennellando le papille di ogni dove con l’intenso nero lavico.

Tenuta delle Terre Nere
Contrada Calderara, 95036 Randazzo Catania
Telefono:095 924002

MARZIA SCALA

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